
Più autenticità e meno finzione. Nei social media come nella vita
“Diventa ciò che sei” diceva un filosofo (Nietzsche, ndr). Ad oggi, in un mondo in continua evoluzione come quello del web marketing e in particolare quello della creazione di contenuti sulle piattaforme social, ciò che premia e differenzia davvero è l’autenticità. Questo vuol dire: foto e video più naturali e genuini, riducendo al minimo l’utilizzo eccessivo di editing. L’obiettivo è catturare momenti spontanei e quindi più “vicini” all’utente.
Il “raw content”, cosa si intende
Quando parliamo di contenuti più spontanei e più naturali parliamo del cosiddetto “raw content”, ovvero contenuto grezzo. Un’indagine di settore (Consumer Survey del 2024 di Hootsuite) indica che gli utenti sono sempre più stufi della pubblicità aggressiva e patinata, avulsa dal contesto quotidiano, e anzi che la percepiscono come un allontanamento dal brand. Le strategie che si basano esclusivamente su contenuti generati da algoritmi e intelligenza artificiale rischiano di apparire ancora più distaccate dalla realtà.
Sui social l’utente si rilassa, si intrattiene e si informa: chi crea un contenuto deve pensare a questo! Un momento reale, spontaneo ed immediato crea una relazione maggiore (e più duratura) con il pubblico.
Meno belli e più creativi
Pensate al feed di Instagram: poco tempo fa si privilegiava un’estetica uniforme. Ricordate il trittico di post, o peggio 6 o 9 post, a formare un’immagine unica? Ebbene, oggi i feed sono più vari, meno prevedibili e in continuo cambiamento (basti pensare all’ultimo aggiornamento di Instagram, relativo al formato delle foto in 4:5). La spontaneità è vincente e quello che conta non è tanto il “farsi belli”, ma coinvolgere. Per un’azienda, potremmo dire che la parola chiave è proprio coinvolgere: non solo gli utenti e quindi il proprio target, ma anche i propri dipendenti! Sono loro i maggiori indiziati a creare contenuto di valore.
De-influencing, la nuova onestà che gli utenti cercano sui Social Media
Dopo i casi che tutti conosciamo (pandoro e derivati…), oggi si parla più di de-influencing che di influencer. L’utente ha cominciato a capire certe dinamiche, e non gli basta più il benestare di una persona famosa su un prodotto o un servizio. Vuole più trasparenza, vuole più informazioni, vuole più opinioni, insomma vuole sostanzialmente qualcosa di più.
Per questo essere autentici vuol dire anche essere creativi. Mostrare il proprio lato umano e le proprie debolezze, in un mondo sempre più artefatto grazie all’uso di intelligenze artificiali, può far convertire di più che invece mostrare un lato perfetto, immacolato ed infallibile. E quindi finto.
Alberto Virgili | Social Media Specialist | Seppia